Villa Pojana è una villa veneta situata a Pojana Maggiore in provincia di Vicenza, progettata da Andrea Palladio nel 1546 per la famiglia Pojana. È dal 1996 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, assieme alle altre ville palladiane del Veneto.
L’edificio è specchio della committenza di origine militare, legata all’arte della guerra, anche se in parte convertitasi all’attività agricola, tanto che Bonifacio Pojana richiese al Palladio una villa che nella sua composta eleganza rievocasse la sobrietà e l’austerità della vita militare. Anche negli interni si riprendono tematiche legate all’arte della guerra attraverso le decorazioni. Per altro, nell’area dove sorgerà la villa esisteva già una corte quattrocentesca dominata da una torre, dove campeggia tuttora l’insegna familiare.
Palladio probabilmente progetta la villa sul finire del 1540; il cantiere procede a rilento e in ogni caso i lavori sono terminati entro il 1563, quando è compiuta la decorazione interna eseguita dai pittori Bernardino India e Anselmo Canera, e dallo scultore Bartolomeo Ridolfi.
Il complesso è completato nel Seicento, quando i discendenti di Bonifacio aggiungono un corpo edilizio sulla destra della villa, che ne riprende le modanature delle finestre. In tale periodo vengono aggiunte anche le due statue poste ai lati della scalinata dell’ingresso principale.
Disposta lontana dalla strada, all’interno di una profonda corte e fiancheggiata da giardini, la villa si innalza su un basamento destinato agli ambienti di servizio. Il piano principale è dominato da una grande sala rettangolare con volta a botte, ai cui lati si distribuiscono simmetricamente le sale minori coperte con volte sempre diverse.
In questa villa Andrea Palladio rinuncia quasi totalmente ai particolari decorativi: la facciata non è articolata in un loggiato o in un pronao sporgente, ma è chiusa, crea una architettura sobria, misurata, di grande armonia. L’assenza di ordini e di parti in pietra lavorata (se non nei portali della loggia) deve avere assicurato una globale economicità nella realizzazione dell’opera, confermata dall’uso del mattone intonacato e del cotto sagomato, sul quale il recente restauro ha trovato traccia di policromie.
È Palladio stesso a documentare la decorazione interna: nell’atrio, eleganti cornici a stucco racchiudono monocrome di divinità fluviali, mentre qua e là appaiono macchie di un cielo popolato dalle altre divinità. Il busto di Bonifacio Pojana guarda dall’alto in basso da oltre l’ingresso principale, e sopra di lui vi sono stemma e trofei militari della famiglia. Altre decorazioni raffigurano scene pompeiane con paesaggi pittoreschi disseminati di rovine e di colonne spezzate. Il soffitto dell’atrio reca l’allegoria della Fortuna.
Gli affreschi più significativi si possono trovare nella sala principale: chiamata salone dell’imperatore, ritrae una famiglia dei tempi classici, i cui membri sono vestiti di tuniche e toghe. Essi si inginocchiano davanti ad un altare, mentre il pater familias spegne la fiaccola di guerra ai piedi della statua della Pace collocata sopra l’altare. Si tratta di una chiara allusione alla pace faticosamente raggiunta nel XVI secolo dopo la guerra della Lega di Cambrai, che consentì ai Veneziani di godere i piaceri della terraferma.

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