Villa Badoèr, detta La Badoera, è una villa veneta sita a Fratta Polesine (Rovigo), progettata dall’architetto Andrea Palladio nel 1554 e costruita negli anni 1556-1563 su commissione di Francesco Badoèr. Si tratta della prima villa in cui l’architetto vicentino utilizzò pienamente un pronao con frontone in facciata, nonché l’unica realizzata in territorio polesano.
L’edificio, assieme alle altre ville palladiane del Veneto, è inserito dal 1996 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. La barchessa settentrionale della villa ospita dal 2009 il Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine.
Costruita e abitata nel 1556, la villa doveva essere funzionale alla conduzione dei campi e insieme segno visibile della presenza, per così dire feudale, dei Badoer sul territorio: non a caso l’edificio sorge sul sito di un antico castello medievale. Palladio riesce a unire in una sintesi efficace entrambi i significati, collegando il maestoso corpo dominicale alle due barchesse piegate a semicerchio che schermano le stalle e altri annessi agricoli.
L’esecuzione della villa, così come giunge ai giorni nostri, non si discosta in maniera rilevante dal disegno palladiano, soprattutto grazie ai lavori di restauro e ripristino eseguiti dagli anni sessanta dopo che il complesso venne acquisito al pubblico.
Probabilmente sfruttando le sottostrutture del castello medievale, il corpo dominicale della villa sorge su un alto basamento. Ciò rende necessaria una scenografica scalinata a più rampe, la principale a scendere nella corte, e le due laterali a connettersi con le testate delle barchesse, ricordando così la struttura di un tempio antico su terrazze.
Le elegantissime barchesse curvilinee sono le uniche concretamente realizzate da Palladio fra le molte progettate e la loro forma richiama braccia aperte ad accogliere i visitatori.
Nelle barchesse Palladio usa l’ordine tuscanico. La loggia della villa mostra invece un elegante ordine ionico a enfatizzare il ruolo di residenza dominicale. Il fuoco visivo dell’intero complesso è calibrato proprio sull’asse dominato dal grande frontone triangolare retto dalle colonne ioniche, su cui campeggia lo stemma familiare, tanto che i fianchi e il retro della villa non sono assolutamente caratterizzati e presentano un disegno semplicemente utilitario.
Il corpo dominicale presenta la tipica organizzazione palladiana, con il piano interrato per gli ambienti di servizio, il piano nobile per l’abitazione del padrone e infine il sottotetto adibito a granaio.
Curioso è il ricorso dell’architetto ad un artista quanto meno atipico per le decorazioni di villa; Palladio infatti è solito rivolgersi a collaboratori di fiducia, protagonisti abituali e spesso ricorrenti. Per La Badoera compare invece tale Giallo Fiorentino, probabilmente già dotato di una certa notorietà al tempo, essendo citato dal Palladio con il solo pseudonimo. Le immagini che affrescano le pareti della villa rappresentano tematiche mitologiche ed allegoriche talora legate al territorio ed alla committenza, assieme a grottesche, nicchie, festoni, figurette, erbaggi e frutta, di squisita finezza ma in generale di non facile interpretazione, appartenenti ad una pittura singolare ed accurata, priva di concezioni artistiche d’alto livello ma dotata di carattere, ricercatezza e raffinata tecnica esecutiva.