La Torre del Marzocco è un’antica torre d’avvistamento risalente al XV secolo, che si innalza a Livorno all’interno delle aree portuali situate a nord della città. Essa deve il suo nome alla presenza del “marzocco”, il leone rampante simbolo della Repubblica di Firenze; il leone, raffigurato in una banderuola bronzea posta alla sommità della cuspide, andò perduto in mare nel 1737, quando fu rovinosamente colpito da un fulmine. In epoca medioevale l’area del Marzocco era parte di Porto Pisano, lo scalo portuale della Repubblica di Pisa, attivo sin dall’epoca romana (Sinus pisanus). Decaduta Pisa e con essa il suo porto, nel 1421 la Repubblica di Firenze ottenne il pieno controllo sul Castello di Livorno, il piccolo villaggio situato in una cala a sud di Porto Pisano. La Torre del Marzocco rappresenta la prima grande opera realizzata dal governo fiorentino a Livorno; alcuni ne attestano la costruzione attorno alla metà del XV secolo, mentre per altri fu edificata a partire dal 1423 sulle rovine di una torre d’epoca pisana. Ancora più incerto è il nome del progettista: in passato è stato caldeggiato il nome di Filippo Brunelleschi, ma persino l’attribuzione più comune a Lorenzo Ghiberti è stata recentemente messa in discussione. Negli ultimi anni è stata avanzata la suggestiva ipotesi che il disegno della torre sia opera di Leon Battista Alberti, uno dei massimi architetti del Rinascimento, che potrebbe aver lavorato alla torre labronica tra il 1457 ed il 1464. Nel 1535, il duca Alessandro de Medici fece costruire un fortilizio alla base del Marzocco per sistemarvi l’artiglieria. La torre, restaurata dopo il 1737 quando un fulmine ne danneggiò la sommità, nei primi decenni del Novecento è stata inglobata nelle crescenti strutture del porto. Di forma ottagonale, la torre si innalza su un basamento a tronco di piramide ed è chiusa alla sommità da un ballatoio aggettante (sorretto da una teoria di mensole) e da una copertura a cuspide. La costruzione, alta circa 54 metri, ha un perimetro del fusto di 12 metri; è rivestita completamente in marmo bianco dei Monti Pisani e su ciascuno degli otto spigoli reca impresso il nome del vento ad esso corrispondente (Mezzodì, Iscilocho, Levante, Grecho, Tramontana, Maestro, Ponente, Gherbino). Sotto i ponti dei beccatelli dell’ultimo piano sono scolpiti i quattro emblemi fiorentini: il giglio, la croce del popolo, il leone marzocco della repubblica, il drago ghibellino sotto gli artigli dell’aquila guelfa. Su ognuno degli otto lati si presenta solo una piccola finestra per piano, lasciando la totale vigilanza esterna su 360° all’ultimo piano, coperto dalla galleria perimetrale oggi scomparsa. Nel pavimento della galleria vi sono delle aperture circolari fornite di chiusini in pietra ad uso di caditoie con le quali era possibile colpire con pietre o palle lapidee chi si avvicinasse con intenzioni ostili al piede della torre. Alla torre si accedeva mediante un ponte levatoio posto all’altezza del primo piano e collegato ad una scala esterna, distaccata dalla facciata con una torretta isolata. All’interno conta di sette piani fuori terra ed è presente una cisterna per la raccolta dell’acqua pluviale che, scorrendo lungo le lisce pareti marmoree, veniva raccolta nel cordolo di marmo posto tra il fusto e il basamento a scarpa, dove un piccolo condotto la scaricava nel serbatoio sottostante. Il fortino mediceo successivo che la circonda ha un andamento irregolare, seguendo la linea degli scogli del tempo, essendo allora la torre isolata dalla costa. Vi si accedeva solo per mare da un piccolo molo con scalo posto sul lato nord-est; all’interno del fortino si trovavano alcune costruzioni basse che venivano utilizzate come casotto della polvere, stanze del comandante, forno, corpo di guardia ed un vasto magazzino posto sotto il bastioncino meridionale. La piccola guarnigione era armata con sei cannoni, quattro spingarde e vari fucili e munizioni. Sui lati nord-nord-ovest della torre si vedono ancora scolpiti stemmi ed iscrizioni che ricordano i vari comandanti del presidio. Dal ballatoio sulla sommità nei giorni di maggiore visibilità si gode un panorama a 360° che abbraccia da Viareggio a Pisa, nell’interno fino a Cascina, le colline livornesi e verso sud fino all’Elba con le altre isole. La critica ha osservato per la Torre del Marzocco una possibile derivazione dalla celebre Torre dei Venti di Atene, un edificio a pianta ottagonale dell’antica Grecia caratterizzato da immagini in rilievo delle divinità corrispondenti agli otto venti. Questa affinità testimonierebbe quindi l’elevato grado di cultura del progettista, profondo conoscitore della cultura ellenica e probabilmente tra i maggiori architetti dell’epoca.
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