La chiesa di San Bernardino da Siena, risalente alla prima metà del Quattrocento e dichiarata monumento nazionale, è affiancata da un altro luogo di culto più piccolo, l’oratorio dei Nobili, e dal convento dei frati minori osservanti, fondato nel 1436 con l’ autorizzazione di papa Eugenio IV. Nel 1581 venne fondata l’arciconfraternita dell’Immacolata Concezione, riservata ai soli nobili della città. L’arciconfraternita scelse come propria sede la chiesa di San Bernardino, ed a partire dal 1592 iniziò la costruzione dell’oratorio dei Nobili. Il terremoto del 1638 danneggiò gravemente la chiesa, determinando il crollo del campanile, che fu in seguito a più riprese ricostruito e danneggiato da altri terremoti. L’attuale aspetto della chiesa è in larga parte dovuto agli interventi diretti da Gilberto Martelli nel 1953, che previdero il ripristino dell’antica ed essenziale architettura gotica a scapito degli altari marmorei barocchi posti nelle cappelle laterali, ed all’esterno la risistemazione del portico d’ingresso. Questi interventi furono consolidati e rinnovati dagli ultimi restauri subiti dalla chiesa, all’inizio degli anno novanta, con la ripavimentazione dell’intero complesso in mattonelle quadrate di terracotta e la realizzazione degli impianti elettrici e d’illuminazione. CHIESA: Il portico d’ingresso della chiesa è sopraelevato di due metri dal suolo, e vi si accede attraverso una scalinata che tende a restringersi verso l’alto. Gli interventi del 1953 hanno riportato il portico al suo originario aspetto quattrocentesco, con le cinque arcate ogivali sorrette da pilastri poligonali binati con capitelli a goccia montati su alti plinti, il tutto in arenaria locale. Il portale d’ingresso, in travertino, presenta un ampio arco ribassato, forse di ispirazione catalana. Le essenziali linee della facciata a capanna della chiesa si elevano alle spalle del portico d’ingresso: al centro si apre una piccola monofora a sesto acuto, sovrastata dagli incavi nei quali fino al 1984 si trovavano dieci bacini di ceramica disposti singolarmente a forma di croce latina. Questi bacini, sopravvissuti ai terremoti ed alle intemperie, furono rimossi nel 1984, trasportati al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e restituiti alla città di Amantea solo nel 2005: oggi sono custoditi nel convento dei frati minori osservanti. Si ignora l’aspetto del campanile quattrocentesco, che andò completamente distrutto in seguito al terremoto del 1638. Nella successiva ricostruzione il campanile venne spostato sul lato settentrionale del portico d’ingresso. Dopo il terremoto del 1783 fu aggiunta alla sommità una cupoletta e i tre livelli vennero distinti con l’aggiunta di cornicioni sporgenti. La cupoletta, parzialmente crollata in occasione del terremoto del 1905, venne sostituita da un tetto a terrazza. La sommità del campanile si degradò rapidamente e alla fine degli anni settanta gran parte del terzo livello era scomparso, compreso l’orologio inserito nella finestra ad arco del terzo livello e visibile in alcune fotografie degli anni trenta. Il campanile ha assunto l’aspetto attuale, con la ricostruzione incompleta del terzo livello, con i lavori degli anni novanta. La navata centrale non è divisa in campate, è coperta da un tetto a capriate di legno a vista, ed è separata dalla navata sinistra da cinque archi ogivali che appoggiano su pilastri a sezione quadrangolare in arenaria. La navata è illuminata da quattro monofore per lato, ma l’ultima monofora verso la controfacciata su entrambe le pareti è più corta: attualmente le monofore del lato sinistro sono cieche dopo la realizzazione avvenuta nell’Ottocento dell’auditorium posto sopra la navata sinistra. Lungo le pareti della navata e sulla controfacciata sono stati messi in luce archi ciechi, sia ogivali che a tutto sesto, e tracce di pilastri non compatibili con l’attuale conformazione della chiesa, e dunque riferibili alla struttura della chiesa precedente all’arrivo dei frati minori osservanti nel 1436. La navata sinistra si presenta divisa in sei campate di cui la prima anomala, poiché è divisa dalla navata sinistra da un muro: il che ha fatto ipotizzare che potesse trattarsi di una cappella cinquecentesca dell’arciconfraternita dell’Immacolata Concezione. Il presbiterio, orientato verso est, è posto sei gradini più in alto rispetto al pavimento moderno della chiesa, ed è aperto da un grande arco trionfale ogivale in arenaria: è di pianta quadrangolare coperto da una volta a crociera con costolonature poggianti su capitelli a crochet o ad uncino tipici dell’architettura gotica, e non si presenta particolarmente luminoso, forse anche a causa dell’accecamento di una delle tre monofore che lo illuminavano, per via della costruzione ottocentesca dell’auditorium. ORATORIO DEI NOBILI: L’oratorio dei Nobili, costruito nel 1592, è situato nell’angolo nord-ovest del convento: è formato da un’unica navata, ed è coperto da un soffitto piatto a travi di legno. L’illuminazione gli proviene da due finestroni posti sulla parete destra. Il piccolo luogo di culto è diviso da una sorta di arco trionfale che delimita l’area presbiteriale dall’area destinata ai fedeli. L’altare dell’oratorio è opera dello scultore messinese Pietro Barbalonga, al quale si deve la realizzazione delle paraste di ordine ionico e della piccola statua marmorea della Madonna col Bambino (detta “del pane”) posta sopra l’architrave: quest’ultima però sarebbe attribuibile anche ad un anonimo artista calabrese del Trecento. Al centro dell’altare è collocata la “Natività di Nostro Signore”, pala d’altare marmorea del XVI secolo. Presso l’altare si conserva ancora un piccolo frammento dell’antico pavimento dell’oratorio e dell’intero complesso di San Bernardino, in ciottoli di mare bianchi e neri. Sempre sotto l’altare attraverso una botola si accede alla cripta dell’oratorio, che si estende sotto lo stesso per tutta la sua lunghezza. Lungo la navata sono apposti gli stemmi delle famiglie nobiliari amanteote storicamente membre dell’arciconfraternita. CONVENTO: Il chiostro del convento è a pianta quadrangolare, delimitato per tre lati da arcate ogivali rette da pilastri a sezione quadrangolare in arenaria, e per il quarto verso la chiesa da arcate a tutto sesto su pilastri a sezione circolare di stile aragonese. Gli archivolti posti agli angoli del chiostro sono arricchiti da capitelli con motivi vegetali di ispirazione classica. Il convento è stato ristrutturato completamente negli anni novanta: nel corso dei lavori, sono venute alla luce numerose murature e una fitta rete di canalizzazioni che sono state rese visibili attraverso una copertura a pannelli di vetro sul pavimento del piano terra.
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