La Cappella di San Severo fa parte del complesso della chiesa di San Severo a Perugia. Oggi è un piccolo museo dedicato all’affresco della “Trinità e santi” di Raffaello e Perugino, databile al 1505-1508 circa (intervento di Raffaello) e al 1521 (intervento di Perugino).
La piccola cappella, composta attualmente da un vano attiguo all’odierna chiesa, era un tempo parte della navata sinistra della chiesa quattrocentesca. Qui venne chiamato a lavorare Raffaello nel 1505 (come si evince dalla data sull’affresco), quando l’artista si spostava tra Firenze e Perugia e viveva un primo culmine di popolarità, che di lì a poco gli avrebbe spalancato le porte della Roma di Giulio II. L’artista urbinate completò la sola parte superiore dell’affresco e una volta stabilitosi a Roma non ebbe più modo di recarsi a Perugia. Si attese fino alla sua morte, nel 1520, per affidare l’opera al suo vecchio maestro, Perugino, che completò la metà inferiore con una nostalgica rievocazione di modi quattrocenteschi. L’opera venne vista e descritta da Vasari, che sottolineò la vistosa firma di Raffaello. Una porzione dell’affresco negli anni è andata perduta, anche per via di restauri non troppo accurati.
Il grande affresco è divisibile in due registri. In quello superiore si vedono la Trinità e i santi Mauro, Placido, Benedetto abate a sinistra, Romualdo, Benedetto martire e Giovanni monaco a destra, i cui nomi sono riportati a lettere dorate sotto di loro. Cristo si vede seduto su un trono di nuvole tra due angeli, sormontato dalla colomba dello Spirito Santo. L’Eterno, san Giovanni e un angelo a destra sono andati ormai perduti. L’opera di Raffaello è caratterizzata da una forte monumentalità e tridimensionalità data dallo scorcio dei santi seduti ai lati, che fanno convergere lo sguardo dello spettatore verso Cristo.
Il registro inferiore, opera di Perugino, mostra santi a tutta figura: Scolastica, Girolamo, Giovanni Evangelista, Gregorio Magno, Bonifacio e Marta. Sebbene la presenza di un parapetto scorciato in prospettiva aumenti il senso di spazialità, le figure sono tutte allineate sul primo piano, con sguardi laconici e un po’ vaghi tipici dell’artista.
Al centro dell’affresco si trova una nicchia con una Madonna col Bambino in terracotta policroma di autore ignoto della fine del Quattrocento.