La basilica di San Nicola, nel cuore della città vecchia di Bari, è uno dei più fulgidi esempi di architettura del romanico pugliese. STORIA: Fu costruita in stile romanico tra il 1087 e il 1100, durante la dominazione normanna. L'edificazione della basilica è legata alle reliquie di San Nicola, traslate da sessantadue marinai baresi dalla città di Myra, in Licia, e giunte a Bari il 9 maggio 1087. Le reliquie vennero ospitate provvisoriamente presso il monastero di san Benedetto retto dall'abate Elia, il quale promosse subito l'edificazione di una nuova grande chiesa per ospitarle. Fu scelta l'area che sino a pochi anni prima aveva ospitato il palazzo del governatore bizantino, distrutto durante la ribellione per le libertà comunali e che Roberto il Guiscardo aveva donato l'anno prima all'arcivescovo Ursone; i lavori furono avviati a luglio dello stesso anno. Il primo ottobre 1089 le reliquie furono trasferite nella cripta della basilica da papa Urbano II giunto appositamente a Bari. La costruzione della basilica, frutto di almeno tre fasi successive, si concluse nel 1103. La lapide di consacrazione del 1197 che alcuni interpretano come fine dei lavori era un atto devozionale dell'imperatore Enrico VI che, a ricordo del padre Federico Barbarossa, partiva per la Crociata chiedendo la benedizione di San Nicola. DESCRIZIONE: La basilica, considerata uno dei prototipi delle chiese romanico-pugliesi, sorge a poca distanza dal mare. La facciata a salienti, semplice e maestosa, è tripartita da lesene, coronata da archetti e aperta in alto da bifore e in basso da tre portali, dei quali il mediano, a baldacchino su colonne, è riccamente scolpito. Due torri campanarie mozze, di diversa fattura, fiancheggiano la facciata. I fianchi si caratterizzano per le profonde arcate cieche (sopra le quali corrono loggette a esafore) e le ricche porte. Arcate cieche in basso e bifore in alto animano le alte testate del transetto e la parete continua absidale, ornata al centro da un grande finestrone. L'interno presenta uno sviluppo a croce latina commissa. Il corpo longitudinale è diviso in tre navate da dodici colonne di spoglio (sei per lato, con le prime quattro binate, cioè affiancate a coppie). Il ritmo della navata centrale, con copertura a capriate, è scandito da tre arconi trasversali, aggiunti nel XV secolo in seguito a un terremoto che aveva reso pericolante l'intera costruzione. Mentre i primi due si impostano sulle prime quattro coppie di colonne binate, l'ultimo arcone è retto da due massicci pilastri compositi, posti quasi a metà della navata stessa. Al di sopra degli archi c'è il piano del matroneo a trifore. Il soffitto è intagliato e dorato, con riquadri dipinti del XVII secolo. Tre solenni arcate su graziose colonne dividono la navata centrale del presbiterio. L'altare maggiore è sormontato da un ciborio del XII secolo. Nell'abside centrale degno di nota è il pavimento con tarsie marmoree e con motivi orientaleggianti dei primi decenni del XII secolo, assieme alla vigorosa sedia episcopale marmorea del 1105. Il ciborio soprastante l'altare, realizzato prima del 1150, è il più antico della Puglia. Quattro colonne di marmo antico, le antistanti in breccia rossa, le posteriori in breccia viola, sostengono il baldacchino, composto da due tiburi piramidali a base ottagonale sovrapposti, sorretti da due serie di colonnine con elaborati capitelli. Splendidi sono i capitelli che concludono le colonne databili al terzo decennio del XII secolo. Quelli anteriori recano figure angolari di angeli, quelli posteriori sono ornati da figure di animali e da motivi vegetali. All'interno della basilica è conservato uno dei maggiori capolavori scultorei del romanico pugliese: si tratta di una cattedra episcopale realizzata al termine dell'XI secolo. La cattedra è ubicata dietro al ciborio, al centro del presbiterio e del mosaico che la riveste. Caratterizzata da un'ornamentazione molto curata, operata in parte a niello, ha il sedile elegantemente traforato negli alti braccioli, sostenuto da espressive figure in altorilievo e a tuttotondo, i telamoni. Sul dorso ci sono due leonesse intente a sbranare due uomini. Da un'iscrizione posta sul retro del sedile, che lega l'opera alla figura dell'abate Elia, arcivescovo di Bari e Canosa, si è fatto risalire il lavoro agli anni tra il 1098 e il 1105. Se tale datazione fosse accertata, la cattedra costituirebbe uno dei primi lavori del romanico pugliese. In realtà l'opera è da collocarsi più probabilmente nella prima metà del XII secolo per la vitalità e la maturità dei rilievi. Due scaloni al termine delle navate laterali conducono nella cripta triabsidata, vasta quanto il transetto e sostenuta da 26 colonne abbellite da capitelli romanici. Sotto l'altare centrale della cripta riposa il corpo di san Nicola. Uno degli absidi laterali è destinato al culto ortodosso. Il flusso secolare dei pellegrini ha permesso la costituzione di un tesoro, composto dai doni (spesso in materiali preziosi) che essi portavano in basilica come segno di devozione per il santo che vi si venerava. Questo tesoro è oggi custodito nel Museo Nicolaiano. (Fonte: Wikipedia)
Itinerari In Italia Twitter
Instagram Preview