La Rocca Aldobrandesca di Porto Ercole, nota più comunemente come Rocca Spagnola, è una fortificazione costiera situata presso l’omonima località del Monte Argentario; costituiva nei secoli passati uno dei baluardi del sistema difensivo del promontorio. Sul colle su cui attualmente sorge la Rocca vi era anticamente un piccolo oratorio dedicato a San Giovanni Evangelista. Purtroppo la storia medievale di questo territorio ci è giunta molto confusa, poiché queste terre venivano conquistate e cedute a distanza di pochi anni. Ci fu stabilità solamente quando questo territorio venne dato in enfiteusi a Margherita Aldobrandeschi, contessa di Sovana. Ella fece costruire una torre quadrata sull’attuale poggio della Rocca come simbolo del potere. Questa torre costituirà il primo nucleo della Rocca. In seguito la torre passò in eredità agli Orsini di Pitigliano, che portarono a termine l’opera di incastellamento. Con la conquista di Porto Ercole da parte dei Senesi nel corso del Quattrocento e la conseguente annessione alla Repubblica di Siena, venne inviato a Porto Ercole il celebre artista Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta a restaurare e ampliare il castello. Egli aggiunse due torri circolari, dando al castello una forma triangolare. Si sentì però il bisogno di costruire anche un borgo ai piedi della fortificazione. L’architetto costruì così una cortina muraria che scendeva dalle due torri circolari fino al mare, dotandole di due porte, di cui la principale ad arco acuto senese e protetta da bertesca, e la secondaria ad arco ribassato e controllata da una torre semicilindrica. Inoltre risistemò una torre bizantina che era all’entrata del porto usandola come punto di incontro delle cortine murarie. In questo momento Porto Ercole appariva come un grande castello muragliato e turrito, coronato in alto da una rocca triangolare. Nel 1487, l’ingegnere militare Francesco di Giorgio Martini effettuò dei lavori atti ad ampliare e rinforzare la costruzione del Vecchietta. Egli mise mano maggiormente alla Rocca, dotandola di ulteriori cortine murarie e di due casseri triangolari verso il borgo. Inoltre rimaneggiò la torre bizantina inglobandola in un grande baluardo difensivo, il Bastione di Santa Barbara, rendendolo accessibile dalla Rocca mediante un camminamento coperto all’interno delle mura. Ma il problema della Rocca rimaneva l’approvvigionamento idrico, data la mancanza di sorgenti vicine. Vennero allora realizzate nella fortificazione delle cisterne coperte a volta, dotate in superficie di vere di pozzo, per la raccolta dell’acqua piovana. Sempre sotto il dominio senese furono effettuati lavori di riqualificazione e furono rafforzate le mura di cinta. In seguito i lavori vennero diretti da Bernardo Buontalenti, che ampliò notevolmente la Rocca, dotandola di imponenti bastioni e terrapieni, e trasformandola così in una fortificazione alla moderna. Inoltre egli va ricordato per la costruzione della cappella di San Giovanni, piccolo gioiello del Rinascimento, usando il precedente oratorio medievale come sacrestia. Questi ampliamenti conferirono alla fortificazione la forma attuale. In questo lungo periodo la rocca costituì un punto di riferimento per il sistema difensivo del litorale meridionale della Repubblica di Siena, svolgendo funzioni di avvistamento, di difesa e di offesa, oltre a poter comunicare attraverso segnalazioni luminose con il Forte Sant’Ippolito a ovest, che sorgeva nel luogo di Forte Stella, e con il Forte della Galera a nord, che sorgeva dove in seguito fu costruito Forte Filippo. Nella seconda metà del Cinquecento, l’intera area dell’Argentario entrò a far parte dello Stato dei Presidi e la fortificazione venne integrata nel sistema difensivo del promontorio, nell’ambito del quale svolgeva funzioni di avvistamento, di difesa ed offesa. In questo periodo gli Spagnoli incaricarono l’ingegnere militare Giovanni Camerini come direttore dei lavori per la ristrutturazione della preesistente struttura difensiva, che venne ulteriormente fortificata con il potenziamento del fortilizio esterno bastionato e delle garitte per le sentinelle; furono realizzati anche cunicoli sotterranei attraverso i quali era stata messa in collegamento la struttura difensiva al Palazzo dei Governanti. In epoca ottocentesca la rocca divenne temporaneamente un avamposto difensivo del Granducato di Toscana, per poi passare definitivamente al Regno d’Italia. Proprio dopo l’Unità d’Italia iniziò la graduale dismissione della struttura militare, mentre nel 1862 fu costruito il faro di Porto Ercole, a pianta circolare, all’angolo della rocca prossimo alla punta del promontorio. Alla fine dell’Ottocento la rocca fu trasformata in carcere, che durante la prima guerra mondiale ospitava i prigionieri nemici. Dopo la seconda guerra mondiale la rocca venne definitivamente chiusa e venduta a privati, che hanno in parte trasformato i fabbricati interni in residenze abitative, mentre altri ambienti sono di proprietà comunale e tra essi vi è la fortezza propriamente detta ove all’interno è stato allestito un museo. Oggi la Rocca presenta una forma irregolarmente stellata che si adatta all’orografia del promontorio. Nell’insieme, prevalgono gli elementi stilistici ed architettonici rinascimentali e tardo-cinquecenteschi, che furono conferiti al complesso dai lavori di ristrutturazione ed ampliamento effettuati dai Senesi prima e dagli Spagnoli poi, mentre del periodo medievale rimangono la base della torre aldobrandesca, le due torri cilindriche del Vecchietta e le mura di Francesco di Giorgio Martini. Esternamente è costituita da spesse cortine murarie in pietra con basamento a scarpa cordonato, il cui parapetto soprastante racchiude l’area che costituisce il basamento per i vari fabbricati che in passato erano adibiti a funzioni militari. Il fortilizio è costituito da quattro bastioni angolari, dei quali quelli settentrionali presentano una forma pentagonale irregolare, mentre quelli meridionali sono molto più allungati e di forma triangolare, con le garitte che si sono conservate ai rispettivi vertici. Il bastione all’angolo sud-occidentale è a sua volta protetto esternamente da un’altra cortina muraria che si articola a forma trapezoidale racchiudendolo interamente. L’intero fortilizio esterno è protetto, nei punti deboli, da un caratteristico fossato, che in passato garantiva maggiore sicurezza in caso di incursione nemica. La porta d’ingresso principale alla struttura si apre lungo il lato orientale ed è preceduta da un caratteristico ponte levatoio. La doppia porta si apre ad arco tondo nel notevole spessore della cortina muraria esterna ove è situato il rivellino; sopra l’architrave che sovrasta l’arco è collocato un grande stemma dello Stato dei Presidi, sopra il quale vi è una garitta protettiva dalla quale scendono due lunghe e strette fessure verticali che in passato potenziavano le difese dell’ingresso. Una porta d’ingresso secondaria, anch’essa altrettanto protetta, si apriva lungo le cortine murarie rivolte verso il centro storico di Porto Ercole. All’interno del complesso si trovano i vari fabbricati. Oltre agli alloggi delle guarnigioni, era presente una polveriera, un presidio di primo soccorso, le due torrette di avvistamento, in larga parte trasformate, e la cappella ad aula unica che si affaccia nella piazza interna.
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