La Rocca Janula fu per secoli il fulcro militare della signoria della Terra di San Benedetto e, assieme alla vicina abbazia di Montecassino, domina ancora dall’alto l’odierna Cassino. Si fa risalire il termine “Janula” al nome del dio Giano, ovvero Janus, che forse su quel colle aveva un luogo di culto a lui dedicato; sono scarse però le prove archeologiche. Janula in latino significa anche “piccola porta”, quindi il nome potrebbe far riferimento al suo ruolo di “porta” per Montecassino. In epoca recente la rocca è stata dedicata alla Madonna, che è detta in alcune preghiere “Janua coeli”, cioè porta del cielo. STORIA: L’incastellamento nella Terra di San Benedetto iniziò nella metà del X secolo: l’abate Aligerno condusse i monaci benedettini nel 949 alla loro storica sede di Montecassino e realizzò, senza chiedere autorizzazione all’imperatore o ai principi capuani, la Rocca Janula, il Castrum di Sant’Angelo in Theodice e la Torre di San Giorgio a Liri. Il principe di Capua, Pandolfo I Capodiferro, approvò nel 967 tali fortificazioni ed autorizzò i benedettini a costruire quante altre fortificazioni ritenessero necessarie per la tutela del loro territorio. Non sono disponibili resti della prima fase della rocca, ricostruita nel XII secolo. La costruzione originaria comprendeva probabilmente una torre a pianta quadrata inclusa in un recinto ristretto e non coincidente con il circuito murario dell’abitato. Tale modello era molto diffuso sul territorio. Le torri costituivano i primi elementi di incastellamento, permettevano la difesa a 360 gradi e sovrastavano le cinte murarie, realizzate seguendo la conformazione morfologica del terreno. Tali rocche separate dall’abitato avevano una forte connotazione militare e scarsa vocazione residenziale. La residenza era limitata ai turni di vigilanza e alle esigenze in caso di attacchi improvvisi, durante i quali la rocca poteva ospitare anche duemila persone. Montecassino si trova a 516 m s.l.m. mentre la Rocca Janula è a 187 m s.l.m.: la rocca infatti era la difesa diretta del monastero ma serviva anche a controllare la via che scorre ai suoi piedi, che giunge dalla Marsica e si dirama nelle tre direzioni: Roma, Napoli e la costa Tirrenica. Nella sua storia la rocca subì varie contese, distruzioni e ricostruzioni. Nel 1004 fu danneggiata da un terremoto. Agli inizi del XII secolo, la rocca venne occupata dalla popolazione di San Germano. L’abate Gerardo riuscì a riconquistarla, provvide a ripristinare le parti danneggiate dal terremoto e la dotò della torre pentagonale, di due torri adatte all’uso abitativo, di una cinta più ampia e di una piccola chiesa. Federico II di Svevia preoccupato delle potenzialità strategico-militari della rocca ne ordinò la distruzione per due volte, ma l’ordine non venne eseguito mai fino in fondo. La affidò anche a vari suoi vassalli. Poi lo stesso Federico ricostruì la rocca, perché era divenuta strategica nella contrapposizione con papa Gregorio IX. A questa ricostruzione si devono elementi architettonici di impronta sveva. Manfredi di Sicilia, nella guerra contro Carlo I d’Angiò, stipò duemila soldati saraceni e mille cavalli nella Rocca. L’abate Pyrro dovette sborsare un ingente somma per ottenere indietro la rocca da Giovanna II d’Angiò, ma venne affidata ad Antonio Carafa. Pyrro successivamente riuscì nel suo intento e rinnovò la cinta muraria e aggiunse due torri in direzione della città apponendo lo stemma della sua famiglia. I lavori di Pyrro si conclusero nel 1418, come attestato da una iscrizione pervenutaci. Nel 1522 nuovamente, per breve tempo, la popolazione di San Germano mantenne con la forza la Rocca Janula. Con lo spostarsi dei conflitti ed il decadere del potere temporale di Montecassino la rocca perse importanza. Nel XVIII secolo divenne proprietà demaniale di Carlo III di Borbone. Nel 1870, per chiudere la storia militare della rocca e consacrarla ad un ideale di pace, venne posta una lapide sulla torre di Pyrro per dedicare la rocca alla Madonna. Una nuova guerra però, la Seconda guerra mondiale, ha raggiunto Cassino. Gli scontri hanno pesantemente danneggiato la rocca, ma rimangono la torre pentagonale, parte delle mura e delle costruzioni. A monito per le future generazione affinché non perpetrino le distruzioni della guerra che qui si sono verificate, è stato posto nei pressi della rocca, a dominare la città, il Monumento della Pace realizzato da Umberto Mastroianni.
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