Basilica di San Miniato al Monte

La basilica di San Miniato al Monte si trova in uno dei luoghi più alti della città di Firenze, ed è uno dei migliori esempi di romanico fiorentino. STORIA: San Miniato fu il primo martire della città. Si racconta che, intorno al 250, arrivato a Firenze, iniziò la vita di eremita e che fu decapitato durante le persecuzioni anticristiane dell'imperatore Decio, andandosene poi dal luogo dell'esecuzione con la sua testa in mano e arrivando dall'altra parte dell'Arno sul luogo del suo eremitaggio e dell'attuale basilica. In seguito, su questo luogo, fu eretto un santuario e, nell'VIII secolo, una cappella. La costruzione dell'attuale chiesa iniziò nel 1013 sotto il vescovo Alibrando. All'inizio era un monastero benedettino, poi aderì alla congregazione Cluniacense e nel 1373 a quella Olivetana, che vi abita tutt'oggi. I monaci producono famosi liquori, miele e tisane, che vendono in un negozio adiacente alla chiesa. DESCRIZIONE: La facciata di San Miniato è uno dei capolavori dell'architettura romanica fiorentina. E' divisa in due fasce principali: quella inferiore è caratterizzata da cinque archi a tutto sesto sorretti da colonne in serpentino verde con basi e capitelli corinzi in marmo bianco; la parte superiore mette in evidenza la geometria della chiesa, a tre navate. I due frontoni simmetrici delle navate laterali sono decorati con una bicromia di marmo bianco e serpentino verde di Prato. La parte centrale del secondo livello è caratterizzata da un pronao tetrastilo sorretto da quattro pilastri, che la dividono in tre parti. Al centro del pronao è presente una finestra incorniciata da due colonne, sorrette da teste di leone marmoree, che sono sormontate da un frontespizio al cui centro è presente un intarsio di un vaso tra due colombe. Nel riquadro superiore si trova il mosaico di Cristo tra la Vergine e san Miniato, che fu composto nel 1260. Il frontone infine riprende lo stile del primo ordine con una serie di nove archi bianchi e verdi sormontati da una croce e da candelabre. Le parti superiori risalgono almeno al XII secolo. L'interno della chiesa è alquanto inusuale, col presbiterio e il coro rialzati su una piattaforma sopra la grande cripta, ed è cambiato di poco dalla prima costruzione dell'edificio. Il coro rialzato ed il presbiterio contengono un magnifico pulpito romanico del 1207. Il catino dell'abside è decorato da un grande mosaico del Redentore tra la Madonna e san Miniato del 1297. Il crocifisso che domina l'altare maggiore è attribuito a Luca della Robbia. Si accede alla parte superiore da due scalinate laterali, che sono in collegamento con le due navate laterali, mentre dalla navata centrale, dietro l'altare inferiore, si diparte la più breve scalinata per discendere alla cripta. Il pavimento intarsiato risale al 1207 e, con quello del Battistero è tra i migliori della città, soprattutto riguardo al pannello dedicato allo zodiaco. La cripta, la parte più antica della chiesa (XI secolo), è sormontata dall'altare maggiore. Lunga quanto il presbiterio, vi si accede tramite cinque archi che portano a tre rampe di scale corrispondenti rispettivamente alle navate della chiesa. Sul soffitto sono presenti volte a crociera che poggiano su trentotto colonne che, a loro volta, suddividono la cripta in tre navate centrali e quattro laterali. Sono presenti affreschi di Taddeo Gaddi che risalgono al 1341. Le colonne e i capitelli sono di fattura e materiali diversi (marmo scanalato, marmo liscio, pietra serena, cotto); sui capitelli è ancora presente traccia della doratura effettuata nel 1342 da Taddeo Gaddi. L'altare è molto probabilmente posteriore a quello del presbiterio: un tempo era circondato da una cancellata (1338), ancora presente in parte, e da un coro in legno. L'illuminazione è dovuta a cinque finestre. La sagrestia, a cui si accede dalla navata sinistra del presbitero, è decorata da un grande ciclo di affreschi sulla Vita di San Benedetto (1387). La piccola stanza con il lavabo, aggiunta in un secondo tempo, risale al 1470-1472. Gli armadi di legno, restaurati agli inizi nel Novecento, sono opera di Moniciatto. Nel 1523 fu affidata la ricostruzione del campanile, crollato nel 1499 durante alcuni lavori di restauro, a Baccio d'Agnolo. I lavori proseguono fino al 1527 quando furono interrotti per preparare la difesa della città, proclamatasi repubblica. Durante l'Assedio di Firenze del 1530 fu usato come posto per l'artiglieria della città e fu fatto proteggere dal fuoco nemico da Michelangelo con materassi. Ripresi i lavori dopo il periodo bellico, il campanile venne terminato nel 1535. Adiacente alla chiesa si trova il monastero, documentato fin dall'origine della chiesa, ma rifatto nel 1426. La decorazione pittorica vide impegnato principalmente Paolo Uccello, responsabile per gli affreschi del chiostro con le Storie dei santi eremiti. Le straordinarie pitture furono poi scialbalte, e riportate alla luce, con le rispettive sinopie, solo nel XX secolo. A fianco del chiostro, nel 1295, il vescovo Andrea de' Mozzi iniziò la costruzione dell'arcivescovado fortificato terminata nel 1320 dal vescovo Antonio d'Orso, destinato a residenza estiva dei vescovi fiorentini. L'intero complesso è circondato da mura difensive, originariamente costruite in maniera frettolosa da Michelangelo durante un assedio e modificate nella costruzione di una vera fortezza nel 1553 sotto Cosimo I. Nel 1924 è stato radicalmente restaurato e da allora ospita di nuovo i Benedettini Olivetani. (Fonte: Wikipedia)

I commenti sono chiusi.